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A Verona, una serie di storie si incrociano lasciando presagire una catastrofe che però, abbastanza inspiegabilmente, viene ammorbidita da un finale relativamente rassicurante.

Don Luciano (Remo Girone) insegna in una classe turbolenta stile Il seme della violenza (1955) ma aggiornato alle nuove tecnologie. Il pugno di ferro con cui tiene a bada i ragazzi è tale da spingerlo a sequestrare il cellulare al più scalmanato della combriccola, anche se solo per pochi secondi. Cosa che però sembra sufficiente per gettare il ragazzotto nel panico. Finita la lezione, Don Luciano se ne guarda bene da intervenire in un atto di bullismo dello stesso teppistello, forse perché gli sembra di aver già fatto la sua parte, o forse perché ha fretta di andare ad un poco chiaro evento in favore di migranti.

Il bullizzato, d'altronde, si fa giustizia da sè, essendo dotato di irrealistiche capacità informatiche, riesce addirittura a incendiare a distanza il pc di chi lo ha vessato, cosa che finisce per farlo apprezzare dai delinquenti in erba, che lo accolgono nel loro gruppo dedito a reati di varia natura.

Nel frattempo un architetto, Giorgio (Ricky Tognazzi) incontra un suo vecchio amico, il tassista Alessio (Massimo Olcese), di cui nota praticamente solo la figlia, Nancy, la quale, all'insaputa del padre, si prostituisce e ricatta pure i clienti per arrotondare le tariffe. Giorgio, nonostante capisca al volo le tendenze della piccola, non dice o fa nulla in proposito, anche perché ha già i suoi problemi a cui pensare, nella veste di una dipendenza da gioco d'azzardo che lo ha riempito di debiti. La moglie, Martina (Daniela Poggi) sa qualcosa, ma pensa di riuscire a tenere sotto controllo la cosa. I due sembrano anche essere genitori molto distratti, essendo loro figlio uno dei bulli di cui sopra.

Ad aiutare come testimonial Don Luciano nelle sue attività c'è un attore di secondo piano, noto per qualche serie televisiva, tale Claudio Ruggeri, interpretato con una certa autoironia da Roberto Farnesi, che però pare partecipare più come modo per promuovere se stesso, e per dar retta alla fidanzata (Elisabetta Pellini), che per un reale interesse personale. Scopriremo più avanti che è attratto da avventure sessuali con ragazzine molto giovani.

Segue una lunga serie di fatti che sembrano presi di peso dalla cronaca nera (*), con l'aggiunta di una crociera sul Mediterraneo di Giorgio e Martina, rapidamente interrotta, e che mi è sembrata avere l'unico scopo di dare spazio ad un munifico sponsor e a un cameo di Katia Ricciarelli.

Giuseppe Ferlito, che ha diretto e co-scritto il tutto, non mi è sembrato essere all'altezza della situazione. La storia m'è risultata indigesta, come pure il livello medio della recitazione, da cui si è relativamente salvato Girone, grazie al mestiere. Gli altri nomi noti se la sono cavicchiata, facendo rimpiangere l'assenza di una regia più presente. Decisamente sottotono Tognazzi, che del resto non direi sia nel suo periodo migliore.

Il riferimento ad internet è poco rilevante. Sarebbe facile spostare l'azione nel passato togliendo ogni accenno a tecnologie moderne. Al punto che il film mi ha ricordato cose che si facevano svariati decenni fa, quando la censura aveva allargato le maglie ma era ancora presente, e allora uscivano film che strizzavano l'occhio nella direzione di Arancia meccanica (1971) ma non avevano nessuna pretesa autoriale, mirando solo a solleticare i bassi istinti. Chiaramente oggi non c'è più questo problema, e dunque mi vien da pensare che l'atteggiamento ambivalente tenuto qui sia dovuto solo ad una confusione creativa.

(*) Violenze, anche sessuali, qualche morto, prostituzione, anche minorile, ricatti, atti di vandalismo, furti, eccetera.

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