Julieta

Julieta (Emma Suárez) è una splendida cinquantenne che vive a Madrid con Lorenzo (Darío Grandinetti), noto scrittore locale. I due sono sul punto di trasferirsi in Portogallo un incontro intempestivo, spinge Julieta a cambiare programma, scaricare brutalmente Lorenzo, e a farla cadere (*) in una brutta depressione.

Un lungo flashback ci spiega l'arcano. Una trentina di anni prima, Julieta (Adriana Ugarte) aveva avuto una burrascosa notte in treno, prima respingendo un anziano viaggiatore che cercava di attaccar discorso, poi accettando la compagnia di un giovane e nerboruto pescatore galiziano, Xoan (Daniel Grao). Sia come sia, Julieta si trova incinta di Antía e con una serie di sensi di colpa a cui cerca di non dar peso ma di cui non si riuscirà a liberare nei decenni successivi.

Come spesso accade nei film di Pedro Almodóvar, le cose sono ben più complicate. Succede infatti che Xoan ha una tendenza poligamica piuttosto marcata, e coltiva allegramente una amicizia dai contorni poco definiti con una artista locale, Ava (Inma Cuesta). Anche i genitori di Julieta hanno i loro problemi, lei ha l'Alzheimer, e lui si consola con la giovane donna che, teoricamente, dovrebbe badare alla moglie.

L'equilibrio molto instabile alla fine cede, Julieta perde prima Xoan, poi Antìa, e riuscirà solo con gran fatica, grazie anche all'incontro con Lorenzo (**), riuscirà a trovarne uno nuovo. Che però si rivela anch'esso molto fragile, il flashback è terminato, e siamo tornati alla Julieta cinquantenne, che non sa nuovamente cosa fare della sua vita.

Sarà un ennesimo lutto, e la testardaggine di Lorenzo, a darle una nuova possibilità di mettere a posto le cose.

Lo spettatore che conosca Almodóvar si ritroverà nei suoi temi classici, ma noterà anche come questa volta la trattazione sia molto più asciutta. La sua tipica irriverente comicità, spesso spinta al paradosso e anche oltre, qui è praticamente del tutto assente. La sola Rossy de Palma, qui nel ruolo della perfida donna delle pulizie di Xoan, mantiene un ricordo dei personaggi al limite del surreale che ha precedentemente interpretato in altri suoi film (***). Le vicende che sembrano soap opera (°) questa volta vengono lasciate sviluppare con gran serietà. Almodóvar qui non ci vuol far ridere dell'assurdità della vita, vuole che la guardiamo in faccia, per quanto male possa fare.

In linea con il tono del film la colonna sonora di Alberto Iglesias, con un quieto crescendo della tensione che mi ha fatto pensare al supporto che Bernard Herrmann dava alle pellicole di Alfred Hitchcock.

(*) Scopriremo più avanti che si tratta di una ricaduta.
(**) Che lei scherzando dirà di aver ereditato da Ava.
(***) Impossibile non citare almeno Donne sull'orlo di una crisi di nervi (1988).
(°) Suicidi, morti drammatiche per malattie e incidenti, sparizioni misteriose, incontri casuali nei posti meno attesi ma proprio al momento opportuno per lo svolgimento della trama.

2 commenti:

  1. Bisognerà proprio che lo veda (era in programma sabato scorso, ma poi ci siamo lasciati traviare da Pasqualina e dalle sue arti culinarie)

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    1. A me è piaciuto, e la risposta del pubblico in sala (invero poco numeroso) m'è sembrata positiva. Però forse avrei ceduto anch'io ad una buona cena.

      Pur essendo una storia completamente diversa, in un certo qual modo mi ha ricordato la Blue Jasmine (2013) di Woody Allen.

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