Sicario

"Come va la guerra al terrorismo?", chiede un personaggio secondario al protagonista di Good kill. "Come la guerra alla droga", risponde lapidario quegli.
E in questo film di Denis Villeneuve (*) vediamo cosa intendeva dire. Il Traffic di Soderbergh raccontava come stavano le cose una ventina di anni fa, e già allora c'era da mettersi le mani nei capelli. Ai nostri tempi le cose sono talmente peggiorate che davvero il paragone con l'altra guerra regge.

Da notare la presenza di Benicio Del Toro in entrambi i film. In Traffic era un poliziotto messicano, corrotto ma nemmeno troppo, che riusciva in un qualche modo a illuminare con un briciolo di speranza la cupezza del quadro. Qui è un colombiano che ha lasciato il suo precedente lavoro (**) per fare il killer per conto terzi, in cambio di soldi e della possibilità di ottenere una sua vendetta. In un ruolo simile a quello che è stato il suo, ora c'è Maximiliano Hernández, che però ha molto meno spazio e finisce molto peggio.

Il punto di vista prevalente è quello di Kate Macer (Emily Blunt), un'agente dell'FBI che viene assegnata ad un gruppo speciale che affronta il problema del traffico di droga tra Messico e USA senza stare a badare troppo alle regole. In teoria l'agente Mecer sarebbe una tipaccia tosta (***), nella situazione in cui si ficca sembra un agnellino circondato da lupacci feroci.

In particolare, il suo gruppo è capitanato da Matt Graver (Josh Brolin), che forse è della CIA, o forse è un loro consulente esterno, che è affiancato da Alejandro (Del Toro). Dei motivi di Alejandro ho accennato sopra, quelli di Graver sono meno chiari. Forse ha davvero un piano, di cui dirà qualcosa alla Macer nel finale, anche se a me sembra così balordo da farmi dubitare che anche Graver stesso creda a quel che dice.

Bella la colonna sonora di Jóhann Jóhannsson, di cui avevo già apprezzato l'opera ne La teoria del tutto. Notevole il cambiamento di registro, come si addice alla profonda differenza tra le due produzioni.

(*) Prima sceneggiatura di Taylor Sheridan.
(**) Pare fosse legato al cartello di Medellin. Questa parte della storia non è sviluppata adeguatamente e direi che è quella che regge meno in tutto il film. Come accade, pare che sia proprio quella che ha intrigato di più, e ora sembra che stiano lavorando ad un sequel che vorrebbe espandere la narrazione proprio in questa direzione. Potrebbe essere una buona notizia, se andassero a studiarsi le cose relative, o potrebbe essere pessima, se inventassero qualcosa a caso per giustificare un paio di ore di pellicola su un personaggio ombroso e vendicativo.
(***) La vediamo schivare una fucilata a pallettoni senza che questo la agiti più di tanto.

2 commenti:

  1. a me è piaciuto moltissimo
    mi è dispiaciuto che non abbia ricevuto la nomination nella categoria "best film", ma solo in 3 categorie tecniche
    forse perché le ambiguità della politica USA sono mostrate così crudamente?

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    1. A me è piaciuta molto la regia di Villeneuve, che ha usato bene il lato tecnico (fotografia, suoni, colonna sonora) e ha ben diretto gli attori (bravi di loro, tra l'altro).
      Alcune parti della sceneggiatura, invece, mi sono sembrate deboli. Soprattutto confrontandola con quella di Traffic.
      Il film è andato bene commercialmente e ha pure avuto buona stampa. Le tre nomination tecniche ci stanno, peccato che nemmeno una sia stata convertita in statuetta. Qualche dubbio nel vederlo in lizza come film dell'anno l'avrei avuto.

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