Joy

La nomination all'Oscar come protagonista femminile Jennifer Lawrence se l'è guadagnata tutta, riuscendo a ridurre i danni del film con una prestazione notevole. Non capisco invece come David O. Russell possa aver pensato e realizzato un prodotto così debole.

Nonostante che la Lawrence, Bradley Cooper e Robert De Niro siano in tutti gli ultimi tre film ufficiali di Russell (*), qui non ho avuto la sensazione di guardare un gruppo affiatato all'opera. Che mi è sembrata poco rodata, una bella riscrittura forse le avrebbe giovato, e dove tutto il peso della recitazione è affidato alla Lawrence, trascurando l'approfondimento degli altri personaggi.

Per gran parte del tempo ho avuto la spiacevole impressione di guardare una versione di La ricerca della felicità di Muccino. La differenza è che là Will Smith da ha il sogno di fare i soldi diventando un broker, qui la Lawrence usando la sua voglia di inventare cose di utilità comune.

Joy (Lawrence) è una giovane donna cresciuta in una casa di pazzi. Quand'era ancora una bambina, il papà (De Niro) ha mollato la mamma (Virginia Madsen), che si è rinchiusa in un mondo da soap opera, forse influenzando l'immaginario di tutta la famiglia, sicuramente quello del film. Il relativo punto solido della situazione sembra essere la nonna (Diane Ladd), che però non fa nulla di sostanziale, se non qualche generico discorsetto motivazionale e fornire un collegamento esplicito al Cuore selvaggio di David Lynch, in cui era la madre della protagonista. Purtroppo qui Russell non riesce ad usare la narrativa da telenovela con lo stesso risultato.

Per Joy le cose vanno di male in peggio, la madre è sempre più svagata, il padre viene mollato dalla sua nuova fiamma e torna a vivere con loro, che già ospitano pure l'ex marito di Joy, Tony (Edgar Ramirez). Una botta di ignoranza (**) spinge Joy a dare una nuova partenza alla sua vita, butta fuori di casa Tony e il padre, che affida alle cure della sua nuova donna, interpretata da una Isabella Rossellini completamente sprecata (***), e si dedica ad inventare un mocio che rivoluzionerà il mondo delle pulizie casalinghe.

Seguiamo quindi il percorso creativo e soprattutto quello commerciale del mocio, che porterà Joy a conoscere Neil Walker (Bradley Cooper), responsabile di una rete televisiva specializzata in televendite. Tra i due potrebbe esserci del tenero, ma entrambi sembrano più interessati agli affari che agli affetti, e dunque non se ne fa niente.

Risultato finale, Joy otterrà il successo commerciale, che viene identificato con la felicità, quando capirà che può contare solo su se stessa. Scaricherà le sue tensioni rinnegando le sue perplessità sull'uso delle armi a scopo ricreativo, e abbraccerà lo spirito americano nel senso western del concetto.

(*) Oltre a questo, i precedenti Il lato positivo - Silver linings playbook e American hustle - L'apparenza inganna.
(**) La figlioletta vuole che lei le legga un libro sulle Magicicade. Specie di cicale diffuse in Nord America che si sono evolute seguendo un curioso schema per evadere l'attacco dei loro per predatori. Restano per molti anni sotto terra, e poi riemergono brevemente per avere una stagione di accoppiamenti all'aperto. Necessaria per perpetuare la specie, ma molto pericolosa. La particolarità è che il ciclo dura 13 o 17 anni (nel film si citano solo le seconde), per motivi matematici che lascio come approfondimento personale al lettore interessato.
(***) Tra l'altro raddoppia il riferimento a Cuore selvaggio. Là era una killer fuori di testa, qua una ricca vedova da immaginario televisivo.

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