I sospiri del mio cuore

Unica regia di Yoshifumi Kondô, che si sperava diventasse la nuova mente creativa dello Studio Ghibli e che invece morì solo tre anni dopo. L'idea di convertire un manga per ragazzine scritto e disegnato da Aoi Hiiragi è stata di Hayao Miyazaki, che ne ha curato la sceneggiatura ma ha affidato la regia a Kondô, sapendo di potersi fidare di chi, tra l'altro, aveva curato i personaggi e diretto le animazioni de Una tomba per le lucciole, supervisionato le animazioni di Kiki - Consegne a domicilio, ed essere stato tra gli animatori di Porco Rosso. Quest'ultimo titolo è citato direttamente, e incongruamente, facendolo diventare la marca della bella pendola con nanetti che si vede in una scena iniziale.

La storia è fondamentalmente quella di una ragazzina, Shizuku, che sta per diventare giovine donna. Si trova a dover prendere alcune decisioni importanti, nei confronti del suo futuro, della famiglia, dell'amica del cuore, Yuko, di un paio di ragazzi che le girano attorno. Una vicenda piuttosto minimale, che però è svolta con gran maestria. Molte le digressioni che danno spessore al racconto. C'è ad esempio un gatto ciccioso e molto indipendente, che gira per Tokio in treno, frequentando diverse case, e che aiuterà Shizuku, sa il cielo quanto involontariamente, in almeno un paio di occasioni a trovare la sua via.

Subito all'inizio vediamo Shizuku affrontare un compito. Deve tradurre in giapponese Take me home, country roads, di John Denver. Lo fa su istigazione di Yuko, che la vuole cantare con il coro scolastico. Shizuku prova una traduzione letterale, che non la convince, poi ne fa una umoristica (*), e infine ha l'inspirazione vincente, tradire l'originale e metterci del suo. Che è un po' quello che ha fatto anche Miyazaki con la storia originale, facendo diventare il prescelto da Shizuku un ragazzino con la passione per i violini, che vuole andare a Cremona per imparare a diventare liutaio.

(*) Che le causerà un imbarazzante contrattempo.

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