Hector and the search for happiness

Ho aspettato tutto il 2015 che venisse distribuito in Italia, ma pare che questo titolo non sia considerato appetibile per il nostro mercato, e a tutt'oggi non è disponibile. Il rischio che cadesse nel dimenticatoio era alto, è successo però che mi sono iscritto per curiosità ad un corso sulla felicità, vista da un punto di vista strettamente scientifico, e ad un certo punto, tra i compiti assegnati, c'era pure la visione di questo film. Avrei potuto agevolmente portare la giustifica, ho preferito invece darmi un pochettino da fare, e sfruttare l'unione con i nostri confratelli europei che ci permette di accedere a prodotti teoricamente non disponibili da noi. Unica seccatura, che però può essere anche vista come un vantaggio, l'assenza di doppiaggio e anche sottotitoli nella nostra bella lingua.

Alla base del lavoro di Peter Chelsom c'è un libro di François Lelord che ha avuto un gran successo in Francia, poi in Germania, per essere poi tradotto in inglese e vendere parecchio in tutto il mondo. Per quanto ne so, da noi non è arrivato.

Il film inizia con Hector (Simon Pegg) che sta sognando, un bel sogno che rapidamente si trasforma in incubo, interrotto da Clara (Rosamund Pike) che amorevolmente lo mette in pista per la giornata. Scopriamo così che Hector (*) è una persona che avrebbe tutto per essere felice, è uno stimato psichiatra, vive con una donna bella e simpatica a Londra, ha soldi, un bell'appartamento, nessun problema. Eppure è visibilmente infelice. Decide così di prendersi un sabbatico e partire in un viaggio alla ricerca della felicità. Da solo. Lasciando a casa Clara che, ribadisco, è interpretata da Rosamund Pike. Per non sa nemmeno lui quanto tempo.

Difficile immedesimarsi in Hector. Benestante, fortunato, potrebbe avere una vita bellissima eppure non riesce a farlo. E per tutta la prima metà del film si continua su questa falsariga. Prende un areo per la Cina, il caso gli fa ottenere un upgrade in prima classe, finisce di fianco ad un uomo d'affari (Stellan Skarsgård) che lo prende a benvolere e gli offre una serata da super-ricco, conosce una cinese giovane e bella (Ming Zhao), si fa una bella chiacchierata con un monaco. Ma tutto questo gli scivola sopra, e non sembra che niente possa cambiarlo.

Deve accorgersi anche lui che qualcosa non va, decide così di cambiare continente, tocca all'Africa, dove può contare su un suo vecchio amico che lavora lì come medico. Altri incontri fortunosi, tra cui un narcotrafficante (Jean Reno) che finirà per salvargli incidentalmente la vita, e a cui forse riuscirà a sua volta a cambiare, almeno parzialmente, la sua visione del mondo. Ma anche qui è difficile simpatizzare per lui. Continua ad essere visibilmente distaccato dagli altri, iniziamo a vedere qualche germe di interazione, resta però la sensazione che nulla riesca a colpirlo più di tanto.

Ed è tempo per la terza tappa, direzione Los Angeles, dove vive Agnes (Toni Collette), altra sua vecchia amica, di cui era innamorato ma con la quale non ha mai concluso nulla. Mentre è in volo succede qualcosa che sembra finalmente dargli una scossa. Forse è proprio qui che parte il suo cambiamento, essere sul punto di prendersi una pallottola in faccia non l'aveva smosso più di tanto, ma scoprire che è possibile affrontare la morte con serenità potrebbe essere quello che gli serviva.

Un'altra bella spinta gliela dà Agnes, che gli chiarisce la differenza tra sogno e realtà, e lo introduce al professor Coreman (Christopher Plummer), un luminare degli studi sulla fisica delle emozioni. E infine arriva il punto chiave del film, Hector deve affrontare le sue paure. Riuscirà a superarle? Se sì, potrebbe riuscire a recuperare il rapporto con Clara. E magari trovarla, quella felicità che ha cercato per tutto il mondo.

(*) Che sembra essere una specie di alter ego dello scrittore. Spero per lui che la distorsione operata dalla fantasia sia sostanziale.

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