Third person

Il cinema è una bizzarra combinazione tra arte e industria. Un artista se ne può fregare del riscontro immediato del pubblico. Anzi, se vuole fare qualcosa che duri nel tempo se ne deve fregare. Un produttore può, di tanto in tanto, permettersi il lusso di buttare i suoi soldi in un progetto che gli piace ma per cui dubita esista un pubblico che possa garantirgli un rientro rapido del suo investimento.

Questo è uno di quei film. Paul Haggis (regia e sceneggiatura) ha dovuto accettare qualche compromesso produttivo, ma neanche tanti, a quanto ho letto. In pratica ha accettato di ridurre il metraggio della pellicola, così da farla restare nelle due ore o poco più, tagliando un'oretta di roba che, spero, verrà recuperata nell'uscita in DVD.

Già, perché mi è capitato di guardare l'orologio durante la proiezione, ma perché speravo che la mia percezione del tempo fosse distorta e ci fosse ancora abbastanza tempo per i personaggi per cambiare direzione alle loro storie. Come dire, l'intreccio, almeno per me, ha funzionato benissimo.

Consiglio però una buona dose di cautela a chi voglia guardare questo film. L'intreccio è piuttosto complesso, bisogna fare attenzione a quello che succede, tener conto di svariati dettagli, e lasciare che le trame si sviluppino per qualche tempo prima di avanzare ipotesi su quello che stiamo vedendo.

Credo che non sia un grosso spoiler, e che aiuti a seguire l'azione, sapere in anticipo che, nonostante il gran turbinio di personaggi e location (*), ci sono solo due personaggi reali, Michael (Liam Neeson) e Elaine (Kim Basinger). Lei, fra l'altro, ha pochissimo spazio, tutto il gioco è nelle mani di lui.

Abbiamo dunque Michael, famoso scrittore americano alle prese con il suo nuovo romanzo. Ha una serie di grossi problemi, il suo primo lavoro è stato un successo, ma da allora in poi la vena gli si è andata progressivamente inaridendo. E' in crisi con la moglie, e si è rifugiato in Europa per trovare le energie necessarie. Ha una mezza consapevolezza di non essere un grande scrittore, si vede piuttosto come un imbroglione che succhia dagli altri quello che poi rielabora e trasforma in racconti. Si sente terribilmente in colpa per qualcosa che è capitato di recente e deve pure avere un lontano trauma che gli rende difficile esprimere i suoi sentimenti. Il trucco che adopera per non tenersi tutto dentro è quello di usare la terza persona, persino nel suo diario.

La trama di Michael e Elaine racconta dunque del tentativo di lui di elaborare quello che gli è successo per cercare una via d'uscita. Essere uno scrittore lo aiuta, nel senso che traduce quello che è dentro di lui in storie che sono accadute ad altri.

Julia (Mila Kunis) è una newyorkese non particolarmente brillante. Sposata con Rick (James Franco), noto artista, lo ha riempito di corna fino all'inverosimile, probabilmente ricambiata, ma non è questo il problema. E' accusata di aver causato un incidente che ha rischiato di causare la morte del figlio, un ragazzino viziato dall'evidente assenza dei genitori e relativo loro senso di colpa. Questo ha portato al divorzio, affido della giovane peste al padre, rovina economica e sociale di lei. In un certo senso la catastrofe ha fatto bene a Julia che ora sembra molto più sensata di quanto deve essere stata in passato. Ma, come spesso accade, il destino infierisce su chi è in difficoltà e, grazie anche al fatto che Rick è rimasto carogna quanto doveva essere anche prima, le cose le vanno di male in peggio.

Scott (Adrien Brody) è un americano in trasferta a Roma per rubare segreti industriali nel mondo della moda. Odia l'Italia e gli italiani, per questo entra in un locale infimo che però si chiama Bar Americano, pensando che sia un ritrovo di espatriati. E' invece un tugurio gestito da un barista insolente (Riccardo Scamarcio) frequentato da umanità mista. Tra la clientela spicca Monika (Moran Atias) una affascinante rom. Tra i due inizia un gioco pericoloso, in bilico tra verità e menzogna, dove non si capisce più cosa sia vero e cosa sia falso.

Anche Michael ha una sua storia, che lo vede misurarsi con Anna (Olivia Wilde), che se ho capito bene dovrebbe essere una giornalista televisiva basata a New York. Lo raggiunge a Parigi, con un volo che lui le ha comprato con i punti, con la scusa di chiedere il suo parere su un suo lavoro di fiction. Tra i due c'è una storia d'amore piuttosto contrastata sia per il caratterino di entrambi sia per un grosso buco nero che Anna ha dentro di sé senza essere capace di farne i conti.

Come dicevo, la sceneggiatura è molto complessa. Le note sopra servono solo a dare una idea degli sviluppi. Altissimo il livello del cast, basti vedere i nomi che ho elencato. E mi stavo dimenticando di citare Maria Bello. Applauso per la regia che riesce a tenere assieme un intreccio e un cast di questo livello. Ottima la colonna sonora del solito Dario Marianelli.

(*) New York, Parigi, Roma e Taranto.

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