I due volti di gennaio

Basato sul romanzo omonimo di Patricia Highsmith, portato sullo schermo da Hossein Amini (*), ne mantiene lo spirito e la ambientazione anni sessanta, spingendosi fino al punto di sembrare un film realizzato mezzo secolo fa. Il che potrebbe essere visto come un difetto dallo spettatore abituato ad un passo più veloce.

Il titolo è un riferimento al dio romano Giano, con tutto quel che ne consegue in termini di relazione con la paternità (in quanto padre degli dei), di passaggio all'età adulta (dio della porta), e pure di doppiezza (per il suo essere bifronte). L'ambientazione greca aggiunge una impostazione tragica alla vicenda.

Succede che i MacFarland arrivano come turisti americani ad Atene. Chester (Viggo Mortensen) ha il fascino della ricchezza esibita, anche attraverso Colette (Kirsten Dunst), moglie troppo giovane. Incontrano Rydal (Oscar Isaac), anche lui americano, che sbarca il lunario facendo da guida per i connazionali. Chester nota le occhiate di Rydal e pensa che siano per Colette, mentre invece sono per lui. Rydal dirà che è colpito dalla rassomiglianza tra Chester e suo padre, ma sembra una spiegazione poco sostanziosa, più probabile che veda in Chester un sostituto paterno, una figura di riferimento per quello che vorrebbe essere.

Da notare che la regia è vecchio stile, tutta l'ambiguità del racconto è nei comportamenti dei personaggi. La macchina da presa mira a quella oggettività che difficilmente al giorno d'oggi vediamo al cinema. Scopriamo quindi seguendo lo sviluppo che Chester è un lupo newyorkese che ha preferito lasciare gli USA per evitare le rimostranze dei clienti, Colette ha visto in lui l'accesso ad un mondo di caviale e champagne, e Rydal arrotonda gli introiti da guida spennando i suoi clienti.

La situazione è già abbastanza complicata così, e non si capisce bene cosa tiene insieme il terzetto. Colette sembra avere un atteggiamento materno nei confronti di Rydal, ma i due sono coetanei. Rydal sembra essere attirato dai soldi della coppia e dalla bellezza di Colette, ma i suoi sguardi vanno più a Chester che a lei. Chester sembra geloso di Colette, ma non fa niente per ostacolare l'intesa tra i due. Quando arriva l'inghippo sotto forma di investigatore privato mandato da alcuni clienti di Chester che non hanno preso bene la sua fuga.

Nonostante una serie di tragici eventi, il finale è in un suo modo positivo. Lo scontro tra padre e figlio viene ricomposto, e la vita può proseguire.

(*) Lunga esperienza nell'adattare sceneggiature, vedasi Drive, questa è la sua prima regia.

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