La sposa promessa

Il titolo internazionale è Fill the void, Riempire il vuoto, che, potenza dei traduttori automatici disponibili online, ho scoperto essere la traduzione letterale dell'originale ebraico. Come al solito la distribuzione nostrana brilla per una inventività non richiesta e che sembra dare una interpretazione tutta sua della pellicola.

In effetti la storia, scritta e diretta da Rama Burshtein (opera prima), narra di una giovane donna (Hadas Yaron - premiata a Venezia con la Coppa Volpi) che è sul punto di venir promessa in sposa ad un suo coetaneo. Ma succede un inghippo, la sorella maggiore muore di parto, e la madre, temendo che il genero (Yiftach Klein - bravo anche lui) se ne vada in Belgio col nipotino, cerca di convincere la minore a riempire il vuoto (per l'appunto) lasciato dalla sorella maggiore e sia lei a sposare il cognato.

Non sono riuscito a seguire a fondo la storia in quanto distratto dall'ambientazione. Siamo infatti a Tel Aviv, ai giorni nostri, ma sembra fare un salto indietro nel tempo di un paio di secoli, in quanto tutti i personaggi appartengono alla comunità ultra-ortodossa ebraica. Abbiamo dunque una grande formalità, rituali (per me) misteriosi e abbigliamenti bizzarri.

L'impostazione data dalla regista esclude completamente ogni relazione con il resto del mondo. Peccato, perché non credo sarebbe stato difficile mostrare anche un qualche scorcio della Tel Aviv più comunemente nota, occidentale e moderna, che avrebbe dato una visuale, a mio parere, più interessante. Credo che l'intenzione sia quella di mostrare una storia alla Jane Austen, con la protagonista (relativamente) ribelle che alla fine trova una sua collocazione nella sua società.

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