Mosse vincenti

Un mediocre avvocato (Paul Giamatti) a cui evidentemente non piace molto il suo lavoro, sta lentamente ma inesorabilmente precipitando nel baratro della povertà. Ha due figlie piccole, che occupano la moglie (Amy Ryan) a tempo pieno, e una agenda di clienti che si va sempre più assottigliando.

In teoria avrebbe un hobby che servirebbe a distoglierlo dai problemi, allena infatti una squadra giovanile di lotta libera che però sembra abbonata alla sconfitta perenne (anche se si favoleggia di un mitologico passato in cui le cose non andavano così male).

Ha anche un paio di amici, il commercialista vicino di ufficio (Jeffrey Tambor, che sembra imitare l'aquila calva del Muppet show) che gli fa anche da secondo allenatore, pur non sapendo niente di lotta, e un amico di infanzia (Bobby Cannavale) che nonostante sia alle prese con un divorzio è il più spensierato del gruppo (forse per assenza di materia grigia).

Il quadretto vagamente deprimente è perturbato da una idea (presunta) geniale dell'avvocato. Comportarsi in maniera sporca con Leo Poplar (Burt Young), uno dei suoi rari clienti, intascando così un bel assegno mensile di millecinquecento dollari. Si può immaginare cosa lo abbia spinto a quella che è probabilmente la più grossa trasgressione della sua vita, Leo è solo al mondo ed è facile convincersi che il danno che gli causa non sia poi tanto grosso, dopotutto.

Il problema è che Mr.Poplar ha una figlia (Melanie Lynskey), e a sua volta lei ha un figlio, Kyle (Alex Shaffer), che viene in città per conoscere il nonno, e cercare un riferimento nella sua vita. Colpo di scena aggiuntivo, Kyle è anche un bravo lottatore.

A questo punto manca solo che anche la madre di Kyle (e figlia di Leo) entri in azione per avere il povero avvocato al centro di una serie di tensioni contrastanti. Lo spettatore però non si preoccupi troppo, è una commedia, e dunque tutti usciranno vincitori (Win win è il titolo originale), ognuno a proprio modo.

Scritto e diretto da Thomas McCarthy (è nel terzetto che ha scritto Up, questo è il suo terzo film completamente suo), è divertente, ben fatto, e con un finale decisamente fuori dagli schemi produttivi d'oltreoceano. Peccato per il personaggio di Kyle, calato un po' troppo come deus ex machina nella sceneggiatura.

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