Glory to the filmmaker!

Se qualcuno pensasse che questo film sia discontinuo, confuso, a tratti semplicemente brutto, non mi sentirei di dargli torto. La sua importanza credo stia nell'aver contribuito ad evitare il suicidio di un importante uomo di cinema, Takeshi Kitano, in attesa che si decida a produrre il capolavoro della sua vita (supponendo non l'abbia già fatto).

Credo di aver capito dalla lettura di un trafiletto sul New York Times (purtroppo non ho trovato niente di attinente sulLa Prealpina) che Kitano avrebbe descritto questo film come parte di un tentativo di distruggere creativamente la sua carriera cinematografica. Ha dedicato una intera trilogia allo scopo (il precedente Takeshis' e il successivo Achille e la tartaruga) senza per fortuna riuscire nello scopo, grazie soprattutto all'Europa (cfr. il finale di Hollywood ending di Woody Allen), e adesso sembra aver superato la fase critica, buttandosi in un'altra trilogia (Outrage, Outrage Beyond, e l'atteso capitolo finale) in cui torna a fare quello che è più nelle sue corde.

Nel caso specifico, il film inizia come una specie di rilettura di 8½, dove il dualismo tra regista reale e personaggio che lo rappresenta non è tra Federico Fellini e Guido Anselmi (a sua volta interpretato da Marcello Mastroianni), ma tra Takeshi Kitano e un regista di cui non sappiamo bene il nome, interpretato da Beat Takeshi (che è sempre Kitano). Il doppio Takeshi si sdoppia ancora, e sullo schermo quando Beat è in difficoltà si fa sostituire da un pupazzone vagamente somigliante.

Abbiamo dunque un regista che vorrebbe fare un film, invece di traccheggiare come Fellini, e di navigare nel profondo, Beat decide di abbandonare gli indugi e partire deciso con una serie di progetti, che si riveleranno uno più fallimentare dell'altro. Una rapida e spassosa carrellata tra diversi generi cinematografici, tutti interpretati alla Kitano, e tutti che finiscono con un gran punto di domanda e il suicidio-omicidio del pupazzone alias di Beat.

Infine il regista ha un colpo di genio, realizzare un film fantascientifico dove la grafica computerizzata spadroneggia. Un kolossal destinato a invadere gli schermi di tutto il mondo. Almeno questo in teoria. In pratica la sceneggiatura è bislacca (gli interpreti stessi a tratti si chiedono perplessi che diamine stia succedendo), gli effetti risibili, la continuità assente.

All'inizio di questo film nel film vediamo un meteorite che si sta avvicinando alla Terra (o alla simil-Terra a noi lontanissima), viene avvistata da alcuni astronomi che sembrano moderatamente preoccupati. Si apre quindi una lunga parentesi con vicende più o meno insensate di personaggi bislacchi che vengono chiuse con l'arrivo del meteorite che distrugge il pianeta, e dà una fine anche alle vicende dei film possibili che erano stati accennati all'inizio ma abbandonati.

Dalla Terra dolente emerge il titolo del film, in puro stile Monty Python, e c'è spazio solo per i titoli di coda.

5 commenti:

  1. Io c'ho visto un tentativo di abbracciare un bel pò di generi, e magari, come da titolo del post, il film che avrei fatto io. Poi, conoscendo Kitano, ammetto che può sembrare piuttosto scaxxato, ma fare così è un suo privilegio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non è un segreto che a Kitano ogni tanto venga la tentazione di autodistruggersi fisicamente o artisticamente. Per fortuna, almeno per ora, è sempre riuscito a venirne fuori.

      L'idea di confrontarsi col mondo del cinema e tutti i suoi generi in un solo film mi ha divertito parecchio. Però mi è piaciuto di più come ha sviluppato l'idea Leos Carax in Holy motors.

      Elimina
    2. Non vado a fondo nella cosa dei generi, sono un essere umano!!!! Mi pare che sopra tu dica che si sia ripreso con l'ultima sua trilogia, vedremo.

      Elimina
    3. Di sicuro la trilogia di Outrage sta dando soddisfazioni alla produzione (che poi è anche lo stesso Kitano). Non sono ancora riuscito a vedere nessuno dei due episodi già usciti, ma da quel che si legge in giro è la classica storia di yakuza, tensione, inquietudine personale, bizzarro umorismo, che tanto gli viene bene.

      Elimina