Nella casa

Stava per sfuggirmi, ma Kermit su Sputailrospo l'ha citato attirando la mia attenzione prima che fosse troppo tardi. Che i film al cinema sono come foglie sugli alberi d'autunno, oggi sono in cartellone, domani chissà.

Difficile raccontare la trama, perché non saprei dire con certezza cosa accada veramente e cosa sia fantasia dei personaggi. La sceneggiatura e regia di François Ozon è basata su una piece teatrale di Juan Mayorga (Il ragazzo dell'ultimo banco) che pare sia ancora più complessa e sfuggente.

Abbiamo un professore di francese di un liceo sperimentale nei dintorni di Parigi (Fabrice Luchini) che sembra averne abbastanza del suo lavoro. La moglie (Kristin Scott Thomas) gestisce una galleria d'arte moderna in bilico tra un sex-shop e la possibilità di trasformarsi in un bazar di prodotti etnici. La crisi aleggia sui due, quando Claude, un alunno di Lui, si mostra inaspettatamente superiore alla media della classe, scrivendo un tema con una minima struttura ma che finisce per violare le minimali regole della privacy, indugiando sulle vicende della famiglia di un suo amico. In particolare Claude racconta con una certa sfrontatezza della madre dell'amico (Emmanuelle Seigner) facendo pensare ad una attrazione sessuale nei suoi confronti. Le cose però si complicano passo dopo passo, e si capisce sempre meno chi sia ad ordire la trama e a che cosa si stia mirando. Se poi una mira c'è.

Mi pare che il punto di Ozon sia il rapporto tra chi crea una storia e chi ne fruisce, il rapporto tra fantasia e realtà, e come sia difficile - e necessario - tener disgiunti questi due mondi. Innumerevoli gli spunti che si possono cogliere dal film, ad esempio l'insegnante si chiama Germain Germain (Humbert Humbert è proprio dietro l'angolo) e lavora al liceo Gustave Flaubert. La coppia va al cinema, a vedere Matching point di Woody Allen (si può notare come Claude, come Chris del film di Allen, sia un elemento estraneo, di casta inferiore, che entra di soppiatto in un mondo non suo). La narrazione pseudo-documentaristica, anche se ottenuta con mezzi diametralmente opposti, mi ha fatto pensare ad Haneke (e in particolare a Niente da nascondere), e forse non è un caso che Ozon usi un tema tipico di Haneke, quale il trasformare la debolezza di un personaggio in un suo punto di forza.

Bella la colonna sonora minimalista di Philippe Rombi, che si integra ottimamente nella narrazione cinematografica di Ozon.

4 commenti:

  1. Ho sentito parlare moltissimo di questo film, e osannarlo perfino..
    Ne ho sentito parlare talmente tanto , che forse non lo vedrò....
    per la serie la solita bastian contrario..
    Chissà , se me lo dimentico..posso anche cambiare idea...
    Buona serata!

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    1. Osanna, osanna a Ozon ... no, mi pare eccessivo. La storia è interessante, ci sono delle scene che restano impresse (Luchini e la Seigner solo apparentemente nella stessa stanza; un foglio che passa virtualmente di mano tra scrittore e lettore), è ben diretta, recitata, prodotta. Ma non lo definirei un capolavoro. Ciao Nella :)

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  2. lo andremo a vedere sabato sera in via Fondazza (cinemino d'essai)
    poi recensirò

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