The words

Ho la strana sensazione che la vicenda del protagonista di questo film sia il proseguimento di quella della protagonista della mia precedente visione, Margaret. Mi rendo conto che l'accostamento è molto stiracchiato, eppure ha il suo senso.

Se in Margaret si segue il percorso di una ragazzina viziata (che mi sembra non abbia tratto nessun insegnamento da quel che le succede), qui si parte con il protagonista appena un po' più grandicello, che ha grandi aspettative su di sé, che si rivelano prive di ogni fondamento. Anche a lui, evidentemente, nessuno ha spiegato come stanno le cose, e deve fare la scoperta da solo. Purtroppo per lui, nel scoprire come funziona la vita, finisce per rovinarsela. Morale, meglio sarebbe stato se gliel'avessero spiegato da piccolo.

Scritto e diretto dai quasi esordienti Brian Klugman e Lee Sternthal (dal reparto sceneggiatura di Tron legacy), credo che abbia il principale difetto di essere esageratamente complicato nella sua struttura, il che può distrarre e indisporre lo spettatore meno flemmatico.

Abbiamo dunque uno scrittore famoso (Dennis Quaid) che legge estratti dal suo prossimo romanzo ad una attenta platea, in cui spicca una giovane e attraente donna (Olivia Wilde) che pare troppo interessata al romanzo e allo scrittore per non nascondere qualche secondo fine (spoiler inessenziale: niente di particolare, solo una fissazione da grupie per gli autori noti).

Il libro racconta di un giovinastro (Bradley Cooper) che vorrebbe diventare scrittore, ma non ce la fa, e non per un complotto del mondo editoriale, ma perché non ha niente di particolare da dire. Cose che succedono. Nonostante la cosa gli paia inconcepibile, col tempo se ne fa una ragione, finisce per accettare un lavoro qualunque, sposa la sua bella (Zoe Saldana), vanno in luna di miele a Parigi, e si adatta ad una vita normale.

Gli succede però di entrare in possesso di un manoscritto anonimo di quelli che non si possono leggere e restare indifferenti. Per una curiosa serie di eventi, succede che il manoscritto si trasforma nel suo primo romanzo pubblicato, che riscuote un ottimo successo di critica e pubblico (storia abbastanza comune, vedi ad esempio Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, ma non è questo il problema).

Capita però che il vero autore del libro, ormai decisamente vecchio (Jeremy Irons, il migliore in campo), gli si sieda a fianco in una panchina del Central Park e gli racconti la storia del libro, come l'ha scritto, come l'ha perso, come tutto ciò gli abbia rovinato la vita. Per farlo si apre una ulteriore parentesi con Ben Barnes che interpreta Irons da giovane.

Abbiamo dunque una storia, in una storia, in una storia. A fare la dovuta attenzione, il finale chiude adeguatamente tutte le parentesi aperte in precedenza, e connette pure molti fili che sembrano pendere desolatamente per gran parte del tempo. Però il tutto avviene negli ultimi minuti e non mi sembra astuto parlarne qui.

Spenderei invece qualche parola sulla colonna sonora di Marcelo Zarvos, che accompagna bene l'azione.

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