Anna Karenina

Lei (Keira Knightley) è sposata a un noioso burocrate (Jude Law), un giorno incappa nel ragazzetto tutto chiacchiere e distintivo (anzi, divisa) di cui è innamorata la nipote Kitty, il quale le fa capire di preferire la zia. Dopo qualche titubanza, lei cede al GAR (vedi per dettagli la spiegazione de Il Bibliofilo, che include anche un parallelo con la vicenda di Madame Bovary) con le funeste conseguenze che, per l'appunto, ne conseguono.

La base della storia è fornita dal romanzo di Tolstoi, trasposto un gran numero di volte sia per il cinema sia per la televisione. Ma questa versione, diretta da Joe Wright, usa un adattamento di Tom Stoppard che riesce a dire qualcosa di diverso, cambiando qualche dettaglio e il punto di vista.

In particolare viene sottolineata la contrapposizione tra la vuotezza della vita della Karenina, e di tutto il mondo che le gira attorno, e quella di Konstantin Levin, un nobile di campagna amico del fratello di Anna, innamorato di Kitty, e da lei rifiutato. L'espediente scenico è quello di mostrare gli accadimenti del bel mondo aristocratico come se avvenissero su di un palco teatrale, un effetto che mi ha fatto pensare a Pirandello e Fellini, e anche a Von Trier. Dal punto di vista della recitazione, a volte gli attori sfiorano l'impostazione da musical (vedi quando Stiva, fratello di Anna, appare nel suo ufficio tra una torma di solerti travet tutti presi dal timbrare documenti a tempo), con cambi di scena e costumi che non sfigurerebbero in una rappresentazione teatrale.

Se Anna diventa meno simpatica (viene il dubbio che non sia realmente innamorata di Vronsky, ma che reciti di esserlo, per dimenticare la noia della sua vita), ne guadagna la figura del marito, che infatti nel finale riesce ad evadere dal palcoscenico.

Eccellente la colonna sonora di Dario Marianelli, che meriterebbe un secondo oscar (l'ha già vinto per Espiazione, sempre per la regia di Wright).

4 commenti:

  1. come hai notato, la scena dei travet ministeriali è raffigurata come in un musical: oso citare Fellini, oppure la scena di THE PRODUCERS in cui Bloom manda a quel paese il capocontabile, gridando FERMATE IL MONDO, VOGLIO SALIRE

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    1. Non ricordo più il dettaglio che citi per The producer. Visto troppi anni fa, sarà il caso di rinfrescarmi le idee.

      Il Von Trier che citavo era quello di Dancer in the dark. Fellini forse ci è venuto in mente anche grazie alle velate citazioni di Marianelli alla musica di Nino Rota.

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