Ciliegine

Scritto (assieme a Daniele Costantini), diretto e interpretato da Laura Morante che, se si conferma tra le migliori attrici italiane, mostra di avere qualche incertezza negli altri ruoli, anche se c'è da dire che trattandosi di opera prima se l'è cavata egregiamente.

Il titolo originale (è una coproduzione italo-francese girata a Parigi) è La cerise sur le gâteau, che avrebbe potuto essere reso in italiano come La ciliegina sulla torta. Chissà perché invece no.

Mi è sembrato di vedere una versione al femminile di una commedia di Woody Allen, anche grazie alla bella colonna sonora retrò di Nicola Piovani. Cast artistico di ottimo livello, quasi tutto al francese, con un minuscolo ruolo per Ennio Fantastichini.

Lei, la Morante, ha un evidente problema con gli uomini, iper-razionalizza tutto e considera ogni minima disattenzione del partner come dimostrazioni esplicite di mancanza di interesse. Vediamo sin dall'inizio come tartassa il suo povero fidanzato corrente al punto che, pur ammettendo che abbia commesso una incresciosa serie errori marchiani (in occasione del primo anniversario le regala un accendino quando lei ha la fissa di voler smettere di fumare, ordina champagne assieme al dolce, non pensando che a lei danno fastidio le bollicine, e finisce pure per mangiarsi distrattamente l'unica ciliegina sulla torta) non sono riuscito a non solidarizzare con lui.

Che non riesca ad accettare le sue debolezze? E che dunque agisca d'anticipo sottolineando quelle del suo partner? Non mi è chiaro. Fatto è che pare veda tutti gli uomini come ammassi semoventi di difetti ed insensibilità. Del resto anche con le donne non è che leghi moltissimo, in pratica ha una sola amica (Isabelle Carré, brava, un po' sacrificata nel ruolo) che cerca di indurla ad essere meno rigida, ma senza gran successo.

Come può un caratterino del genere trovare un compagno? Ci vorrebbe un miracolo, oppure un equivoco. Infatti un clamoroso fraintendimento fa sì che pensi che un collega della sua amica (Pascal Elbé, costretto dal ruolo ad una interpretazione molto trattenuta, ma se la cava egregiamente) sia gay, questo lo spinge a non considerarlo una minaccia, e a lasciarsi andare con lui.

Tutto bene per lei, grosso guaio per lui che, quando scopre l'inghippo si trova incapace di rivelare la verità alla donna di cui si è innamorato, per timore di perderla, e si vede costretto a giocare un doppio ruolo che, oltre a non dargli risultati, finisce pure per mandarlo sull'orlo di una crisi di nervi.

La soluzione è un po' arzigogolata, e coinvolge un paio di psicologi (quello di lui e il marito dell'amica di lei) che sembrano, in puro stile alleniano, più parte del problema che strumentali alla risoluzione.

Conclusione raccontata con un semplice sguardo della protagonista, che vale più di mille parole.

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