Little Miss Sunshine

Film visto grazie alla recensione di La Tosca non è per tutti, e post scritto sull'onda emozionale seguita al prestigioso premio "My beautiful lipstick" di Componente instabile.

Una famiglia normalmente folle, o follemente normale, viaggia con un pulmino Wolkswagen molto anni settanta da Albuquerque, Nuovo Messico a Redondo Beach, California (qualcosa come 1300 chilometri) per far sì che la piccola di famiglia (Abigail Breslin, ennesima bambina prodigio del cinema americano, vedi anche Certamente, forse) partecipi al concorso del titolo, sorta di orrenda Miss California per bambine.

Ricorda un po' i film di Alexander Payne (soprattutto A proposito di Schmidt e Sideways, ma anche Paradiso amaro), un po' Harold e Maude (che del resto è in periodo con il furgone di famiglia). Ben diretto (Jonathan Dayton e Valerie Faris), basato su una solida sceneggiatura (Michael Arndt - Toy story 3), un buon cast, e commentato a dovere da una piacevole colonna sonora (i DeVotchKa corretti in chiave minimalista da Mychael Danna).

Commedia che in mani meno capaci avrebbe rischiato di deragliare su temi come sesso, droga, morte, omosessualità, pornografia, conflitti generazionali, scivola leggera e colpisce al cuore quello che è il tema principale, l'ossessione americana per riuscire nella vita. Già, perché i protagonisti sono degli sfigati pazzeschi (o, come si direbbe oltreoceano, pathetic loser). Colmo dei colmi, il capofamiglia tiene fallimentari corsi in cui insegna niente di meno che ad essere vincenti. Ma ognuno ha il suo pesante carico di sfiga che lo perseguita, il fratello della moglie (Steve Carell, ottimo), teoricamente quello che "ha fatto successo", professore universitario che si definisce come il più grande esperto su Marcel Proust, ha appena tentato il suicidio dopo essere stato rifiutato dal suo amore (omosessuale) che si è messo con il suo arcirivale (il secondo esperto su Proust), aver per questo sbroccato, causando il suo licenziamento, e aver appreso che un istituto ha preferito premiare il suo avversario in amore e in carriera piuttosto che lui.

Date le premesse, risulta chiaro che la situazione sia sull'orlo del tracollo, la tensione è al massimo e aspetta solo un pretesto per esplodere. Fortuna vuole che arrivi l'inaspettata convocazione della piccola al concorso e, pur con una certa fatica, vincendo alla fine anche l'opposizione del riottoso figlio maggiore (Paul Dano) che da nove mesi non parla (!), si parte per l'assurdo viaggio che finirà per dare un nuovo assetto alla famiglia.

Molte le scene memorabili. Mi è piaciuta molto quella in cui i sei agiscono finalmente come un gruppo omogeneo. È partita la frizione al furgone, il viaggio sembra già finito, ma scoprono che possono andare avanti lo stesso, partendo a spinta. Però devono collaborare, spingere, saltare, aiutarsi a salire. Ci riescono, e finalmente la tensione tra loro si allenta, per la prima volta dio sa da quando. A proposito, da notare lo stile (chiamiamolo così) con cui Carell corre. Come se pensasse ad ogni suo movimento, ad ogni muscolo e a ogni osso del suo corpo. Come se ne facesse l'analisi logica e grammaticale, da buon professore di letteratura.

Senza spoilerare più di quanto ho già fatto, direi che l'idea della sceneggiatura è che i protagonisti sono dei falliti perché stanno cercando di realizzare degli ideali che non sono i loro. Quando capiscono che per essere felici non devono ricorrere gli obiettivi che altri hanno fissato per loro, ma badare esclusivamente ai loro, la sfigatezza sparisce come per magia.

4 commenti:

  1. Film che adoro e sono d'accordo con te su tutto, soprattutto le parole finali. Non ho fatto caso allo stile di corsa di Carell, la prossima volta sarò più attenta.

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    1. Bello, divertente e profondo.

      E solo a ripensare come corre Carell quando arrivano all'albergo, mi viene ancora da ridere :D

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  2. Mi commuovo al pensiero che qualcuno possa vedere un film perché lo raccomando io. GRAZIE!
    Beccati questo secondo Lipstick award!

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    1. Grazie a te per avermi fatto conoscere questo bel film, e pure per l'imbarazzate premio!

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