Hunger

Primo lungometraggio di Steve McQueen, che però aveva già un notevole background nell'uso della macchina da presa, dovuto alla sua precedente esperienza artistica, e si vede.

Film duro, violento, difficile da vedere quanto deve essere stato difficile da girare, su uno dei momenti più drammatici della storia recente europea, la feroce contrapposizione tra cattolici e protestanti, irlandesi e inglesi, nell'Irlanda del Nord.

Focalizzato sullo sciopero della fame che portò alla morte dieci militanti dell'IRA, primo dei quali Bobby Sands (Michael Fassbender, eccellente), è girato accoppiando una tecnica registica molto pulita ad una modalità di narrazione quasi documentaristica. Poco o nullo lo spazio lasciato alle parole, se non il colloquio a metà film tra Sands e un prete, che si risolve tecnicamente principalmente in un lunghissimo piano sequenza eseguito senza alcun movimento di camera. Lo stesso dicasi per la colonna sonora, ridotta al lumicino. McQueen usa praticamente solo immagini, per trascinarci in quell'inferno che era quella prigione.

L'assenza di parlato nel film corrisponde all'assenza di dialogo tra le due parti. Non si entra nei dettagli della contrapposizione, più che le ragioni di una parte o dell'altra ci viene mostrata l'ostinazione, l'incomprensione, il conflitto fine a se stesso tra di due schieramenti.

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