Le idi di marzo

Progetto interpretato, diretto, co-sceneggiato, co-prodotto (tra gli altri c'è anche Leonardo DiCaprio) da George Clooney che mi sembra sia riuscito a fare un buon lavoro in tutti i ruoli.

Come attore interpreta un candidato presidenziale molto liberal per gli standard americani ma che nonostante questo sembra che abbia ottime possibilità di vittoria. Non è il protagonista della vicenda e viene tenuto correttamente dal regista nei giusti limiti.

La direzione non è eclatante ma ha alcuni meriti non trascurabili, primo fra tutti quello di non cedere alla tentazione di puntare tutto su Clooney come attore. Inoltre ci sono due o tre scene girate veramente bene, tipo quella in cui non ci viene fatto vedere cosa succede, l'azione si svolge dentro una macchina, la macchina da presa è all'esterno e si avvicina lentamente, ma non vediamo né sentiamo nulla, dobbiamo immaginare tutto vedendo come esce uno dei personaggi dal veicolo.

Buona anche la sceneggiatura (non originale), anche se mi è parsa un po' troppo lenta nella prima fase, quella di costruzione dei personaggi. E niente da dire nemmeno sulla produzione, che deve aver avuto la maggiore uscita in compensi per il cast, decisamente di alto livello.

Protagonista Ryan Gosling, ai vertici del team che organizza la campagna elettorale per un governatore democratico di cui ha una grande stima. Il suo capo è interpretato da Philip Seymour Hoffman, e hanno come avversario Paul Giamatti che guida la campagna dell'altro democratico in gara. In un ruolo secondario, giornalista politica del New York Times sempre in caccia di notizie, Marisa Tomei. Gosling subisce il fascino di una giovane stagista (Evan Rachel Wood) da cui, come è lecito aspettarsi, deriveranno tutti i problemi.

Da un punto di vista italiano, il racconto della corruzione, falsità, intrighi e mancanza di ideali della politica americana fa ridere. Diamine, il peggiore dei personaggi rappresentato nel film verrebbe divorato in pochi secondi dagli squali che girano dalle nostre parti. Ma questa più che essere una debolezza della sceneggiatura è un nostro problema etico. In ogni caso il racconto delle traversie del giovane Gosling che si deve confrontare con nemici e dubbi amici ha una sua profondità e interesse. Finale amaro giustificato dalle premesse.

2 commenti:

  1. concordo: la scena in cui Paul Zara sale sull'auto e (dopo un po') scende con la faccia mogia E' DA MANUALE
    bel film, da oscar (soprattutto per la bravura degli interpreti... la storia è un po' cheesy)

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  2. Mah, forse per il pubblico americano già quello che viene mostrato dei giochi politici risulta sconvolgente. Credo anch'io che per lo spettatore italiano la storia possa sembrare quasi troppo edulcorata.

    Sì, ci sono alcune belle scene e quella dell'auto credo che mi resterà impressa a lungo.

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