Bunraku

Curioso film che mescola fumetti, videogiochi, samurai, western (spaghetti), post-catastrofismo ottenendo un risultato che non mi riesce facilmente di descrivere. Parto travagliato della fantasia (malata) di Guy Moshe che ha diretto sulla base della sceneggiatura che ha tratto da un racconto di Boaz Davidson, che sarebbe poi tra i produttori di film come The Expendables, l'ultimo Conan, Rambo e altre delizie del genere. Il che spiega come, pur essendo lui un illustre sconosciuto, sia riuscito a racimolare un budget non colossale per gli standard americani (ma per i nostri sì) ma comunque notevole per una produzione indipendente, e soprattutto ad attirare noti attori nel progetto.

La storia prende le mosse da una catastrofe planetaria, in seguito alla quale si decide di bandire l'uso di tutte le armi da fuoco nel pianeta, cosicché la gente si ammazza all'arma bianca. Un futuro alla Mad Max, in certi aspetti uguale al nostro presente, in altri regredito ad un passato prossimo o anche remoto.

In una città di cartapesta, ma che più la Dogville di von Trier ricorda la Sin City di Tarantino (che occhiegga pure nell'attenzione strabica all'oriente e allo spaghetti western) e soci, due sconosciuti, Josh Hartnett e tale Gackt (una pop-star giapponese, se ho capito bene), arrivano a cercare ognuno di completare la propria diversa (e abbastanza scema) missione. Un barista da cui nessuna persona provvista di un minimo di buon senso (il natural born killer Woody Harrelson) accetterebbe il più innocuo aperitivo li mette assieme, avendo misteriosamente capito che possono risultare utili anche per la sua di missione. Seguono una impressionante serie di sciabolate, grida e botte, non trascurando pure una sottile traccia romantica, che a suo modo mi ha ricordato Valzer finale per un killer, che permette i due (più uno) di raggiungere il nemico comune, l'elusivo capo della mala locale (Ron Perlman) che tra l'altro si spupazza Demi Moore. Tanto per gradire.

A livello visuale il risultato è divertente, ma tirato troppo per le lunghe (due ore!). La storia però è una barba. Terrei d'occhio Moshe e spererei che gli capitasse per le mani una vicenda più interessante.

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