Il gioco di Ripley

Si da per scontato che uno sappia chi mai sia Ripley, e quindi prima di vedere questo film co-scritto e diretto da Liliana Cavani conviene vedersi Il talento di Mr.Ripley o leggersi i romanzi della Highsmith che stanno alla base della vicenda. Altrimenti bisogna accontentarsi del breve prologo in cui vediamo Ripley (interpretato qui da un ottimo John Malkovich) in azione a Berlino, per capire quanto sia pazzo, pericoloso, e acculturato.

L'azione parte qualche anno dopo, quando Ripley viene scovano nel suo dorato esilio in Veneto dal suo vecchio compagno di malefatte (un divertente Ray Winstone) che gli chiede di ammazzare un tale per fargli un favore. Caso vuole che il giorno stesso Ripley si sia sentito insultato da una affermazione di un vicino (Dougray Scott, scarsotto) che notava la mancanza di gusto del ricco americano. E bisogna dire che sarà stato scortese ma non menzognero, a Ripley manca la capacità di appassionarsi, può dunque vedere la differenza tra un capolavoro e una crosta, ma riesce solo ad essere molto competente. Fatto sta che Ripley decide di cortocircuitare i due fatti, e fare in modo che il suo vicino, persona mite, diventi un assassino a pagamento.

Non sono rimasto entusiasta della regia, per lunghi tratti mi è sembrato di vedere un poliziesco anni 70, e nemmeno dei migliori, fortuna che ci sono un paio di scene davvero ben fatte, e mi sembra il caso di dire che questo è uno di quei film che viene salvato da un buon finale.

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