Benvenuti a Cedar Rapids

La prima mezz'oretta m'è sembrata desolante. Nonostante l'apparizione di Sigourney Weaver, che pur non essendo tra le mie attrici preferite mi fa sempre piacere vedere in azione (e la si vede spesso, era anche in Paul, piccolo ruolo ma ben giocato). Un tale (Ed Helms), non particolarmente sveglio, fa l'assicuratore da qualche parte nel nulla americano (Wisconsin!?). Per una improvvisa catastrofe viene mandato ad un convegno di assicuratori a Cedar Rapids, che per lui sembra essere una metropoli aldilà delle più folli immaginazioni.
Un po' come Renato Pozzetto ne Il ragazzo di campagna: il sempliciotto e il mondo moderno. Il problema credo sia che Helms non mi ha dato l'impressione di essere credibile e nemmeno particolarmente divertente.
Il seguito è decisamente meglio, anche perché il peso dell'azione viene distribuito su di un buon cast, tra cui spicca un eccellente John C.Reilly nella parte di un assicuratore dedito a donne, alcolici e volgarità assortite.

La storia (Phil Johnston), dopotutto, non è malaccio, anche se non è estremamente originale. Il campagnolo viene messo di fronte ad una scelta difficile, fa una scelta che gli sembra quella giusta, nonostante che gli costi parecchio, ma scopre di aver fatto un errore. Con l'aiuto di una bizzarra combriccola di assicuratori, appena conosciuti ma che diventeranno i suoi veri amici aiutandolo a crescere, riesce a cambiare il risultato e uscirne in modo onorevole.

Purtroppo questo canovaccio non è sviluppato benissimo, e il colpo di scena finale è troppo fiacco.

Anche la regia (Miguel Arteta), non mi è parsa particolarmente brillante, anche se capace di gestire i personaggi (a parte il protagonista - mi figuravo come avrebbe sfruttato la parte un attore come il Martin Short dei bei tempi) e le situazioni con naturalezza.

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