Guida per riconoscere i tuoi santi

Opera prima, e autobiografica, di Dito Montiel, che ha scritto la sceneggiatura, basata sul suo precedente romanzo, e diretto questo film che colpisce dritto allo stomaco e al cuore.

E' praticamente una confessione. Dito, nato nel Queens - sobborgo Astoria, a due passi dalla sciccosissima Upper East Side ma, soprattutto a quei tempi, con un carattere ben diverso - dopo la serie di vicende che ci vengono narrate nel film, scappa in California, lasciando tutto e tutti. Solo 15 anni dopo trova la forza di tornare, per cercare di convincere il padre ad andare all'ospedale.

Consigliata la visione in DVD, dato che tra il materiale tagliato e qui reso disponibile si trovano molti spunti interessanti. Ad esempio un personaggio (Giuseppe) che si lamenta del fatto che il regista racconta di lui, ma dice cose che non sono vere. Magari sono "vere" per Dito ma non per Giuseppe. Sarebbe stata utile come contrappasso allo stile documentaristico del film.

Il cast è davvero notevole. Pare che il colpo di fortuna sia stato che Robert Downey Jr. abbia letto il copione, se ne sia innamorato, e abbia deciso di investire un bel gruzzoletto (e farne investire a Sting) nella sua produzione, a patto di interpretare il protagonista. Bravissimi i due attori che interpretano i genitori di Dito, Chazz Palminteri e Dianne Wiest, come pure Dido da giovane, Shia LaBeouf, e Rosario Dawson (interpreta quella che era la ragazza di Dido, vista al suo ritorno ad Astoria - particina ma che resta nel cuore).

Ottimi attori e ottima intepretazione, peccato solo che, a mio avviso, sarebbe stato opportuno fregarsene della vera storia di Dido e riscrivere la sceneggiatura in base alle loro caratteristiche. In particolare Palmintieri come nicaraguegno risulta poco credibile, fortuna che la cosa lasciata nel vago, per cui finisce per sembrare uno splendido (nel senso della recitazione) padre italoamericano. Anche se per tutto il film mi sono chiesto come mai un italoamericano avesse chiamato suo figlio Dito (Orlandito).

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