Black Hawk down

Abbastanza standard come film di guerra, se non fosse che alla regia c'è Ridley Scott e almeno nella parte iniziale, prima che si inizi a sparare e a prendere il sopravvento sia la produzione (di lusso, non c'è che dire) che fa ballare con grazia elicotteri e piovere proiettili come se fossero acqua.

Non male la colonna sonora babelica, sempre prima che le mitragliatrici coprano ogni possibilità di sentire qualcos'altro. Notevole il montaggio, del sempre ottimo Pietro Scalia, che qui si è preso un secondo oscar, dopo quello per JFK.

In pratica è la storia di una catastrofe: gli americani in Somalia pensano una operazione chirurgica per colpire lo stato maggiore di un potente signore della guerra che però finisce fuori controllo e causa una carneficina inumana, soprattutto tra i somali. Si parla di un rapporto vittime uno a cinquanta. Il punto di vista non può che essere di parte - film del genere devono necessariamente avere il beneplacito dell'esercito, sennò figurati se ti danno tutti quegli elicotteri con cui giocare - e quindi il migliaio di somali che ha lasciato le penne lascia una traccia appena percepibile sullo schermo.

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